Fonte: DialogoNews

SESTO – La vicenda del trasferimento a Milano della direzione della Campari, annunciata nei giorni scorsi, ha mosso una serie di accuse. La sinistra punta il dito sull’attuale giunta Di Stefano, impotente di fronte a trasferimenti e perdite di “eccellenze” che impoveriscono la città proiettata verso un futuro che declamano glorioso; da parte della giunta di centrodestra si replica accusando le passate amministrazioni di sinistra di avere concesso con troppa facilità alcuni interventi, compreso quello del Campari.

Sull’argomento si esprime anche Paolo Vino, segretario politico dei Giovani Sestesi e della Lista Popolare X Sesto con un richiamo sulle attuali concessioni della giunta Di Stefano che non avrebbero nulla da invidiare al passato. “La direzione della Campari nel 2027 lascerà la sede di Sesto San Giovanni – si legge nel comunicato -. Lo fa nel rispetto della convenzione sottoscritta con l’allora Sindaco Giorgio Oldrini. Quest’annuncio ha scatenato polemiche come giusto che sia, ma anche affermazioni fuori dal seminato da parte di chi dovrebbe mantenere un profilo istituzionale.  

Si può criticare l’intervento per la tipologia e per i volumi, si può anche definirlo speculativo, naturalmente rapportando parametri di allora e di oggi. Anche se chi amministra oggi dovrebbe ricordarsi e ricordare che in materia di premialità su piccoli e grandi interventi non è secondo a nessuno.

Potremmo fare un elenco che va dalle aree Falck al più modesto recupero edilizio,  attraversando anche aree centrali una volta sedi di società di servizio con capannoni, locali mensa e officine su cui è stata annunciata dalla stessa  amministrazione una riconversione abitativa naturalmente ipotizziamo con premialità. Peraltro in un contesto urbanistico già fortemente penalizzato. Oppure potremmo ricordare la concessione gratuita ultra quarantennale senza alcun ritorno economico di un’area pubblica come la ex piscina.

Sono scelte politiche amministrative che riteniamo sbagliate ma che fanno parte della cultura o incultura di chi le compie. L’allora sindaco Oldrini scelse di non consolidare un vuoto dopo il trasferimento della produzione dovuto al riassetto aziendale della Campari con l’acquisizione di altri marchi che richiedevano la produzione in loco. Fece bene, fece male? Scelse la strada che avrebbe impedito un’altra telenovela di area dismessa. La discussione di queste ore sui social sa di stantio, di un pruriginoso modo di guardare gli altri dal buco della serratura e non aver il coraggio di guardarsi allo specchio.  Io la politica la intendo diversamente, analizzando i problemi, cercando soluzioni e dando risposte. Il resto lo lascio alle comare da ballatoio”.

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